SAN GIROLAMO EMILIANI e Merone – una mostra permanente
Gli è stata dedicata anche una strada, tra le principali, ma pochi conoscono chi sia. Eppure si tratta di un personaggio, per di più santo, storicamente più importante vissuto a Merone. Questo santo è Girolamo Emiliani (o Miani).
A questo santo di origine veneziana, la parrocchia e la Biblioteca di Merone hanno deciso di dedicare una mostra stabile e di collocarla all’interno della chiesetta santa Caterina, che nel Cinquecento era parte integrante delPalazzo dei Carpani, dove soggiornò San Girolamo.
Ma chi era S. Girolamo Miani?
Girolamo nacque a Venezia nel 1486 da una famiglia nobile. Ancora giovanissimo fu nominato governatore della fortezza di Castelnuovo sul Piave. Durante la guerra combattuta dalla Lega di Cambrai con la Serenissima, fu fatto prigioniero e rinchiuso nel castello di Quero, sul Piave. Era il 1511. Liberato miracolosamente dalla Madonna, che lo condusse attraverso il campo nemico senza essere visto, combatté ancora per Venezia fino al termine della guerra nel 1516. La liberazione dal carcere per mano della Vergine, aveva cambiato profondamente Girolamo. Lasciò la carriera militare e si dedicò ad opere di carità, assistendo centinaia di poveri e bambini orfani di guerra. Nel 1532 fu inviato a Bergamo dal vescovo Gian Piero Carafa, che poi divenne papa Paolo IV. Da Bergamo, Girolamo raggiunse Milano, Pavia e poi Como.
E’ questo periodo della vita di Girolamo che maggiormente interessa Merone. Siamo nel maggio 1535. A Como viene ospitato dall’umanista Primo Conti di Carella, che insegnava lettere nel Ginnasio della città. Il Conti rimase colpito e ammirato dalla santità di Girolamo, tanto da parlarne con gli amici nei ritrovi bene della città. Uno di questi era il marchese Leone Carpani, un nobile e ricco feudatario della Pieve di Incino (l’attuale Erba), residente in un sontuoso palazzo di Merone. Carpani, inizialmente non diede molto peso al racconto del Conti. Alla fine, Carpani, più per curiosità che per altro, invitò Girolamo a Merone, dove vi giunse accompagnato da 28 orfanelli. Ben presto Leone Carpani, ammaliato dai discorsi e soprattutto dall’esempio del santo, decise di cambiare vita e di diventare suo seguace. Mise a disposizione di Girolamo e dei suoi orfani la sua villa, i suoi poderi e i suoi beni, invitandolo a restare. Ma Girolamo non voleva le ricchezze e preferiva la vita semplice e povera, e quando decise di riunire tutti i suoi seguaci per il primo capitolo generale non scelse il salone più sontuoso del palazzo del Carpani, ma i campi, all’aria aperta.
All’ordine del giorno di questo primo capitolo, era stato posto, tra l’altro, un punto molto importante: la scelta del luogo dove stabilire la casa madre. In ballottaggio vi erano due paesi: Merone appunto e Vercurago, un paesino distante una ventina di chilometri da Merone, nei pressi di Lecco, nella Valle San Martino. La scelta cadde su Somasca, un piccolo villaggio in comune di Vercurago, perché luogo ideale di preghiera e di isolamento. Fu solo questo il vero motivo della scelta di Somasca? Gli storici del santo sembrerebbero non avere dubbi. Merone stava per diventare un crocevia di viandanti e commercianti tra Milano, Como e Lecco e certamente la dimora di ricchi feudatari non conciliava la preghiera e la meditazione. Con ogni probabilità Merone non spiaceva al santo, se la tradizione popolare, ancora viva nei racconti degli anziani, tramanda che l’Emiliani avrebbe iniziato dopo solo pochi giorni di presenza in paese, la costruzione della Scala Santa, partendo dalla riva del Lambro, in località Maglio, verso il palazzo dei Carpani.
Quella prima riunione degli amici di Girolamo, fu, come detto, il primo capitolo generale della Compagnia dei Servi dei poveri (così si chiamarono inizialmente i seguaci del santo, per divenire nel 1568 Ordine dei Chierici Regolari Somaschi), che passò alla storia con il nome di “Capitolo della Paglia.
Dopo la decisione presa dal Capitolo, Girolamo si ritirò a Somasca, dove morì l’8 febbraio 1537 per essere stato contagiato dalla peste.
Padre Leone Carpani, lasciato tutti i suoi beni, divenne sacerdote e fu uno dei primi successori di San Girolamo, come superiore generale dei Padri Somaschi.